soloillustratori

soloillustratori

sabato 29 marzo 2014

Angioletti in cucina

Articolo di Lilia



LA CUCINA CELESTE

  F. Kuhn, Im Weihnachtswald

Noi del clan, si sa, amiamo gli angioletti. Li ama molto Dindi che ha recentemente pubblicato un bellissimo post su quelli di Mariapia. Ma, soprattutto, li ama Angelo che è un grande esperto di questi  amici celesti!

Anch’io voglio dare il mio apporto con alcuni angioletti  delle nostre care illustratrici, rappresentati  mentre sono  occupati in un lavoro molto speciale e molto dolce!

Sono gli angioletti pasticceri che ad ogni Natale nelle grandi cucine celesti preparano torte e biscotti ed ogni altro bendidio  per la gioia di grandi e bambini.

 Già negli anni Trenta gli angioletti di Ida Bohatta impastavano grandi torte con ingredienti misteriosi

   I. Bohatta, La cucina del cielo nella traduzione di Maria Antonietta de Carolis:

                    Voi miei cari piccini vorreste domandare
              quale dolce sorpresa preparano in cucina
              questi biondi angioletti dall’aria sbarazzina
              che sulle bianche nubi si danno un gran da fare

              Bimbi, miei cari bimbi, domandare è indiscreto!
              Non posso proprio dirvi quel dolce com’è fatto:
              sarà con la vaniglia? Sarà col cioccolato?
              La cucina del cielo non svela il suo segreto!     




  H. Helwig, Weihachtsengelein

Gli angioletti di Hanna Helwig sono di poco posteriori. In questa cucina sulle nuvole, sotto un cielo trapunto di stelle si stanno di certo preparando biscottini di panpepato e marzapane. Un dolce sta uscendo dal forno  ed un vassoio di pasticcini è già pronto ad entrarvi. Gli ingredienti sono in bella vista: latte, farina, mandorle, miele, scorza di limone…



  H. Helwig, Weihnachtsarbeit der Engelein

Gli angioletti ricoprono di cioccolata e di glassa rosa i pupazzetti e i biscotti che hanno appena sfornati. Ora li lasceranno asciugare ben bene. Saranno perfetti per decorare l’albero di Natale



F. Kuhn, Tannenbaumchens  Weihnachtstraume


 A. Hoffmann, Weihnachtswerkstatt

Ed ecco i deliziosi angioletti di Anny Hoffmann intenti a varie preparazioni. Seduto a terra c’è un angiolino dalla fisionomia famigliare che sta rigirando la crema per la farcitura.  Tutto assorbito dal suo compito delicatissimo, non s’accorge che il tavolo rischia di cadergli addosso perché…manca una gamba!


  F. Kuhn, Il Natale dei bimbi buoni

Questa immagine mi è molto cara. Dalle ariose finestre che s’affacciano sul Paradiso, entra una luce azzurra e dorata che non proviene dagli astri, ma dalla stessa essenza divina ed inonda la cucina dove ferve il lavoro dei pasticceri. Il sole, nelle vesti di un’allegra massaia, si è svegliato un momentino per curiosare   e si è intrufolato nello stuolo di angioletti che arrivano dalle profondità celesti  recando quantità di cose squisite. Niente è troppo buono per la cucina degli angeli!  In primo piano, domina una grande stufa a legna, piena di sportellini:


Sopra le nubi bianche
oggi quanto da fare!
Gli angioletti i bei dolci
hanno da preparare:

                c’è chi tira la sfoglia,
               chi taglia i biscottini,
               chi prepara la crema,
               chi si lecca i ditini. 


Certo, questi angeli non sono come quelli di Mariapia, ma suscitano tanti bei ricordi. Guardarli oggi, mi procura un delizioso piacere, una sensazione di calore e appagamento .Essi, in realtà, sono le petites madeleines  della mia personale ricerca del tempo perduto.

Erano inverni degli anni Cinquanta, la televisione non c’era a imbrigliare la fantasia. Seduta nella mia seggiolina, non mi stancavo di sfogliare libretti come questo, di guardare e riguardare proprio questa   immagine, mentre il lavoro ferveva nella grande cucina che per me  era il centro dell’universo, la cucina senza uguali, la cucina celeste.




F. Kuhn, Im Weihnachtswald


Nella settimana che precedeva il Natale, le mamma e le zie si davano un gran da fare, proprio come gli angeli. I tortellini si facevano una volta all’anno come in tutta l’Emilia di un tempo. Con le maniche arrotolate sopra i gomiti, la mamma impastava uova e farina. Tirava delle enormi  sfoglie, gialle e sottili, anche più larghe del tagliere e poi, sveltissima , le tagliava a striscioline, prima da sinistra a destra e poi dall’alto verso il basso. Le zie si affrettavano a riempire i quadrettini e a richiuderli, trasformandoli in tortellini piccoli e perfetti che poi disponevano in file e file sui tovaglioli bianchi.

 Però il giorno delle colombine era il più bello. La mia cucina celeste si riempiva di profumi. Il panettone non usava ancora tanto, il dolce di Natale era la colombina e se ne facevano tante in ogni casa perché doveva durare per tutte le feste e veniva servita con un bicchierino di vermuth a chi veniva in visita o anche passava soltanto per  fare gli auguri.

 Per fare la colombina (che a Bologna chiamano pinza e nella bassa valle del Reno crescenta dall’uva) si prende un disco spesso di pastafrolla e lo si spalma bene con un ripieno di uvetta, pinoli e mostarda, la marmellata nera che si ottiene facendo bollire a lungo pere e mele cotogne. Poi si richiude la pasta dando al dolce una forma oblunga e lo si mette in forno. A casa mia le colombine si portavano a cuocere dal fornaio perché non entravano nel forno della stufa. Che era poi una cucina economica a legna, di quelle con cinque sportellini, una lunga canna fumaria a gomito e i cerchi per caricare la legna dall’alto.



Sulla piastra si mettevano a scaldare i ferri da stiro di ghisa e sulla canna si appoggiava uno stendino per asciugare i panni. Si toglievano due o tre cerchi e si infilava la pignatta per cuocere la polenta. Si toglieva un altro cerchio e si metteva a bollire il bucato nella conca munita di coperchio e di doppio fondo con tanti forellini. Per fare un buon ragù o la cacciatora si metteva invece il tegame in un angolino e lo si poteva lasciar lì per ore a bollire pian piano senza che si attaccasse. Nel forno si mettevano a cuocere le mele e il profumo e il calore ti avvolgevano tutta quando gelata rientravi in casa da scuola. C’era la mamma che cucinava e cantava, che rideva e ti abbracciava. Mentre lei, la stufa, la signora della cucina, ronfava piano come un gattone e talvolta ruggiva, quando il vento s’infilava  nel tubo attraverso il camino. La grande, bella  stufa della mia cucina celeste!


 F. Kuhn. Im Weihnachtswald

2 commenti: